Svelata la verità sulle ossa ritrovate a Castel Sant’Angelo: a chi appartengono e a quando risalgono

Ritrovati per caso in un pozzo durante alcuni lavori per infiltrazioni d'acqua, in una zona generalmente inaccessibile al pubblico, di Castel Sant'Angelo a Roma e a pochi passi dal Vaticano: si tratta dei frammenti di ossa per cui il gruppo di operai che stavano intervenendo hanno fatto scattare immediatamente l'allarme. Prima la notizia ha raggiunto i vertici del museo, che hanno allertati i carabinieri. Poi è stato necessario affidarsi alla Soprintendenza, che ha nominato un antropologo per gli accertamenti.
È stato lui, dopo esami attenti, a chiarire a chi appartengo e a quando risalgono le ossa rinvenute. Mentre nell'opinione pubblica aumentava la curiosità. Qualche povero arrestato che ha persona la vita in prigione, per alcuni. E c'è chi, addirittura, aveva ipotizzato potessero appartenere ad Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa il 22 giugno 1983: una supposizione azzardata, forse, visto che anche ad occhio non esperto, come hanno fatto sapere i carabinieri della stazione di San Pietro a Fanpage.it, sembrava che potesse trattarsi di resti non recenti, forse addirittura storici.
La risposta, ad una decina di giorni dal ritrovamento e dopo qualche attenta analisi eseguita questa mattina, è arrivata. Sicuramente, stupirà alcuni e lascerà delusi altri, soprattutto gli amanti dei thriller.
I frammenti di ossa a Castel Sant'Angelo, come precisato in una nota, risalgono ad almeno 400 anni fa e sarebbero riconducibili ad animali. A renderlo noto, il dirigente delegato del museo di Castel Sant'Angelo Luca Mercuri. "Si tratta di ossa animali e non umane, rinvenute casualmente durante lo svolgimento di attività di manutenzione in un pozzo all'interno dell'area delle Prigioni – ha fatto sapere – Le ossa sono associate a materiale del XVI-XVII secolo".